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Roberto Saviano: “Il mio no alla mafia si è trasformato in un sì, si può prendere posizione”

LO scrittore è il protagonista dell’ultimo episodio di Ricomincio dal NO, la serie podcast di Caterina Balivo

di Redazione Rumors.it | 31 Maggio 2021
FOTO: ufficio stampa

È Roberto Saviano il protagonista, da oggi, lunedì 31 maggio, dell’ultimo episodio di Ricomincio dal NO, la serie podcast di Caterina Balivo dedicata alle personalità italiane di fama internazionale che sono riuscite ad affermarsi in un ambito professionale nonostante le difficoltà che si sono trovate ad affrontare nel loro percorso.

Roberto Saviano  è uno scrittore, giornalista e sceneggiatore italiano. Nei suoi scritti e nel suo romanzo di esordio Gomorra utilizza la letteratura e il reportage per raccontare la realtà economica, di territorio e d’impresa della Camorra e della criminalità organizzata in senso più generale. Il successo ottenuto dal libro, Gomorra, di Saviano ha creato diversi problemi all’autore: a partire dalle lettere minatorie, per arrivare alle telefonate mute ma anche ad una scorta con isolamento ambientale. Saviano, parlando del suo NO pubblico detto alla camorra, sostiene: “Quel NO si è trasformato in un sì. Il Sì si può prendere posizione, il Sì si può resistere, il Sì ci si può esporre, il Sì, una persona sola, in quel caso addirittura un ragazzo, può mettere paura o dar fastidio, quantomeno, a un potere enorme”.

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Una vera e propria conquista che, come racconta nel corso dell’episodio, non è stata facile da raggiungere. Infatti, quando parla dei NO ricevuti durante la sua carriera, afferma: “In realtà è un continuo NO il mio percorso. Spesso mi succedeva di proporre degli articoli e mi si diceva: ‘No, così ti esponi’. Non era una censura, era un “Vai nei guai” che è peggio di una censura. Cioè, “Peggio per te”. Perché fin quando è una censura, deleghi all’altro “Mi hanno impedito di scrivere”. Invece l’altro ti sta dicendo: ‘Se prendi posizione su questo, sono guai'”.

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Parlando poi della sua vita sotto scorta, quando la Balivo gli chiede se gli fa paura questa situazione, confessa: “Tantissimo. Hai la sensazione di star perdendo tanto tempo utile, ma adesso in realtà non ci pensi neanche più, perché ti sei abituato e ti dai anche la responsabilità. Non è che le auto blindate, la mia situazione, non siano determinate anche da me. La mia strada era quella, innanzitutto, della lotta: io mi riconosco, è stressante, terribile ma mi riconosco in un universo di resistenza e di lotta. Sono io”. E, sempre ricordando gli inizi di questo percorso, conclude: “Per me è stato molto difficile perché c’è stata una prima fase, dove mi veniva data molta ansia da chi mi stava proteggendo. Mi dicevano: ‘Mi raccomando, non dire dove vivi'”.

Roberto Saviano ricoverato