Ciao Darwin torna e il sottotitolo è una dichiarazione d’intenti chiarissima: Giovanni 8,7. Il versetto è il celeberrimo: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra” e osservando i protagonisti, il motivo è facile da intuire. Sottotitolo a parte, i cambiamenti che in molti si aspettavano non sono arrivati. Per i più affezionati sarà stato un bene – un tuffo nei ricordi – ma siamo sicuri che nel 2023 la lente di ingrandimento di Ciao Darwin sui bassifondi dell’essere umano non necessiti almeno di una rinfrescata e qualche taglio qua e là? Passino le coreografie, su tutte quella della sigla (una certezza per i telespettatori della prima ora), in parte portatrici tuttora dell’impronta di Marco Garofalo, scomparso pochi anni fa, passino i momenti di imbarazzo durante la macchina del tempo, ma il resto ha ancora ragione d’esistere? Gli ascolti in ogni caso premieranno la coerenza con il glorioso passato del programma.
Ciao Darwin 9, la prima puntata: Bonolis caustico e disgustato
Tra le certezze granitiche in Ciao Darwin 9 c’è il conduttore Paolo Bonolis, rientrato perfettamente nei panni di padrone di casa caustico e insofferente alle performance pietose dei partecipanti, pur essendo loro l’essenza del programma. Sin dall’ingresso trionfale in studio è lui a scagliare la prima pesantissima pietra: “Italiani! Scagliatori di pietre. Paese di Madonne che piangono e di uomini che piangono per le Madonne che c’ha”. Il ritmo grazie a lui è serrato e prova dopo prova tornano i tormentoni più amati. Parlantina da multa per eccesso di velocità a parte, Bonolis con le sue reazioni è il nostro occhio privilegiato sugli scivoloni e le ombre del campione umano che passa dal suo regno, questa volta diviso in Angeli e Demoni, che lo lasciano talvolta disgustato, altre amareggiato e infine stupito di fronte ai rari barlumi di speranza. I malcapitati potrebbero stare immobili e lui saprebbe intrattenerci comunque. Ipnotico.
Il dibattito tra Angeli e Demoni
I giochi, come da tradizione si aprono con il dibattito. Parla Elena Santarelli, a capo degli Angeli, e risponde la concorrente posseduta dal demone Astarot e da Asmodeo, trasformato in Amadeus da un Bonolis sempre reattivo. “Prima accetterete di avere un lato oscuro e prima sarete meno ipocriti”, aggiungono i demoni. Touche. Se la pornodiva Malena, massima rappresentante dei demoni, attacca, risponde il Manson dei poveri con il senso della misura e un invio alla meditazione e al silenzio. Nello scontro tra monogamia e il resto delle relazioni possibili, la spuntano i demoni: “Voi angeli non siete sltro che demoni castrati alla nascita”.
Le sfide: il genodrome, la macchina del tempo, la prova di coraggio
Entrando nel vivo della puntata, si susseguono le sfide. Si parte con il genodrome, erede della tradizione di Takeshi’s Castle, i più giovani . Nasce qui la prima stranezza: prima Bonolis annuncia le novità, ma non c’è nulla di nuovo. Manca il gioco dei rulli, a causa del quale un concorrente è rimasto paralizzato. Tutto il resto è rimasto come prima. Il meglio (e il peggio) arriva con la macchina del tempo. I momenti più iconici e trash di solito avvengono qui e la giungla non è stata da meno. Madre Natura (ci torneremo) chiama a rapporto tale Giuseppe, paladino della verginità, e la controparte, content creator a luci rosse. Il trittico si conclude con una prova di coraggio – fuga da Alcatraz, ma a Cinecittà – non all’altezza delle antenate.
Madre natura e il défilé
Veniamo alle note dolenti: Madre Natura e il défilé, appunto. Si sperava di non assistere più alla sfilata in bikini della prescelta, piazzata in cima alle scale per girare un globo, con tanto di telecamera che indugia sulle curve, lato b in particolare, mentre la sezione maschile del pubblico ulula e tira fuori il binocolo per guardare anche dove non si dovrebbe. Le stesse parole valgono per il défilé, superfluo e al profumo di naftalina come quei vestiti tirati fuori dopo aver passato troppo tempo nell’armadio. Il disgusto è l’unico sentimento ammissibile, forse. Tuttavia è innegabile che, volendo il format portare alla luce le bassezze più imbarazzanti della società, si tratta dello specchio perfetto. E allora Ciao Darwin può diventare, con uno sforzo non banale, la realtà che ci viene sbattuta in faccia così com’è e non importa se ci piaccia o meno, se sia sgradevole o anacronistica rispetto allo spirito del tempo.