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Francesca Giubelli, la nascita della nuova virtual influencer riapre il dibattito etico

Dopo Emily Pellegrini è sbarcata su Instagram, Francesca Giubelli, la nuova influencer romana creata con l’Intelligenza Artificiale. Un nuovo profilo che riapre il dibattito etico in merito al fenomeno dei virtual influencer: minaccia o opportunità?

di Sara Radegonda | 11 Gennaio 2024
Foto: Instagram @francescagibelli

Il confine tra realtà e mondo virtuale è sempre più labile. E la diffusione, in diversi settori, dell’Intelligenza Artificiale ha contribuito all’assottigliamento di questa barriera invisibile tra le due realtà, scatenando non pochi dibattiti etici. Dallo sciopero degli attori di Hollywood al caso che ha coinvolto Tom Hanks, l’AI è un hot topic della contemporaneità che divide: tra chi ne vede un’incredibile opportunità e chi, invece, ne sottolinea le minacce e le gravi implicazioni etiche. Nonostante i pareri contrastanti, la verità è che, come tutti gli strumenti poco conosciuti, l’AI fa paura.

E, dopo gli attori e sceneggiatori di Hollywood che hanno chiesto al sindacato tutele dall’Intelligenza Artificiale, anche il mondo degli influencer trema di fronte alla nuova frontiere del settore: i virtual influencer. Si tratta di veri e propri influencer creati grazie all’utilizzo dell’AI che sbarcano sui social e, grazie alle incredibili sembianze umane, sono in grado di collezionare non solo migliaia di follower in poche ore, ma anche proposte di matrimonio e avances da famosi calciatori che si scontrano con l’impossibilità di concretizzare l’incontro. Il tutto a causa di un unico dettaglio: queste influencer non esistono.

Sciopero Hollywood, gli sceneggiatori e il compromesso: l’intelligenza artificiale oggi fa meno paura

Influencer Intelligenza Artificiale: dopo Emily Pellegrini nasce la romana Francesca Giubelli

Dopo il caso di Emily Pellegrini, la virtual influencer che con le sue foto e i suoi video ha già raggiunto oltre 140 mila follower e sedotto sportivi, politici e brand di moda che la corteggiano per pubblicizzare i propri prodotti, si è unita al gruppo anche Francesca Giubelli, l’influencer made in Rome creata con l’AI che “ama la vita e il cibo italiano”, “sogna di diventare mamma” e tifa Roma, come racconta lei stessa nel profilo Instagram. Modella e blogger specializzata in Travel e Food, Francesca sembra aver già conquistato i social: il suo profilo, in soli cinque giorni dalla nascita, conta già 7 mila follower. Un progetto, nato dai professionisti della comunicazione Valeria Fossatelli ed Emiliano Belmonte, e Francesco Giuliani, imprenditore ed esperto in programmazione di nuove tecnologie, con lo scopo di “mettere in risalto le bellezze dell’Italia che da sempre fanno invidia al mondo come il patrimonio artistico e culturale e il cibo” come dichiarato dai creatori al Corriere, che riapre un inteso dibattito etico.

 

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Virtual influencer: il fenomeno che fa paura agli influencer (veri)

Mentre il mondo glitterato dell’influencer più amata – oggi più odiata – si trova ad affrontare le accuse di truffa aggravata e gli evidenti limiti legati all’essere umano, sul web trova legittimità la nuova generazione delle virtual influencer che, grazie alla loro concreta inesistenza, possono contare sull’impossibilità di incappare in errori che potrebbero costare la carriera. Un dettaglio che spaventa gli influencer – quelli “veri”, umani – per le conseguenze e implicazioni che questo nuovo fenomeno avrà per la loro professionalità. Infatti, di fronte ai mostruosi costi di ingaggio degli influencer, per le aziende ripiegare su un virtual influencer sembra una possibilità decisamente allettante, come rivelato da Diana Núñez, co-fondatrice dell’agenzia The Clueless che ha creato Aitana Lopez, al Financial Times: “Siamo rimasti sorpresi dalle tariffe stellari richieste dagli influencer, e questo ci ha fatto pensare: perché non ci creiamo il nostro influencer”.

Di fronte ai vantaggi e le opportunità rappresentati dai virtual influencer, è impossibile negare però l’emergere di evidenti criticità. Se da un lato risulta necessario una regolamentazione che permetta di distinguere gli influencer umani da quelli virtuali, c’è anche il tema relativo agli standard estetici elevati – perché evidentemente irreali – che questi nuovi personaggi portano all’attenzione delle nuove generazioni. Tutte elementi che alimentano il dibattito etico intorno ad un tema che è ancora troppo acerbo per sentenziarne la natura definitiva di minaccia o opportunità.