Nel 2019, l’influencer e imprenditrice italiana Chiara Ferragni ha collaborato con l’azienda di giocattoli Trudi per creare una bambola a sua somiglianza. Il ricavato delle vendite, aveva dichiarato l’influencer, sarebbe stato donato all’organizzazione no profit Stomp out bullying. Dopo il Pandoro-gate, anche questo caso viene indagato e potrebbe danneggiare la sua posizione, già vacillante.
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Chiara Ferragni, guai per la bambola Trudi: l’ente smentisce
Correva il 2019 quando venne annunciato il lancio della bambola Limited Edition, acquistabile esclusivamente sul sito di Trudi e sul negozio online di Chiara Ferragni, The Blonde Salad. L’influencer, in quell’occasione, dichiarò di volersi associare all’ente contro il cyberbullismo Stomp Out Bullying. Spiegò ai suoi followers che l’intero ricavato della vendita sarebbe stato donato in beneficenza all’associazione no profit americana. A 5 ore dal lancio, la bambola era già sold out. Ma dopo il caso Pandoro, il Nucleo Speciale di Guardia di Finanza ha cominciato a interrogarsi su tutto l’operato di Chiara. I profitti della vendita sono davvero arrivati all’associazione in questione?
Zona Bianca chiarisce i dubbi su Chiara Ferragni: le parole di Ross Ellis
Le stesse domande se le sono poste i giornalisti del programma Zona Bianca. Per rispondere hanno contattato su LinkedIn il CEO di Stomp out bullying, Ross Ellis. Quest’ultimo ha affermato di non conoscere Chiara Ferragni e di non aver ricevuto alcuna donazione. Secondo Zona Bianca, quindi, la donazione non sarebbe mai arrivata a destinazione. Il programma ha però chiesto anche l’opinione di Chiara, ma questa ha dichiarato che risponderà solo alle autorità. Si tratta di un’accusa grave nei confronti dell’influencer, già ampiamente a rischio per il precedente caso del pandoro. Resta da capire se effettivamente la donazione è frutto di un inganno o se, per qualche motivo, Ross Ellis abbia mentito.
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