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Scegliere Bonolis e meravigliarsi che faccia battute in stile “Ciao Darwin”

Alla serata inaugurale di Pesaro 2024 capitale della Cultura Bonolis, chiamato come presentatore, è stato accusato di sessismo. Ma il problema è a monte…

di Filippo Piervittori | 29 Gennaio 2024
Foto: Mediaset

Nel mondo televisivo italiano, quando un produttore o il direttore di un canale televisivo deve presentare ai giornalisti un programma palesemente trash, che vive di quella che potremmo definire “spazzatura narrativa” basata sul becero, sulla strumentalizzazione della sessualità, sulle dinamiche da bar di dubbio gusto e di facile adrenalina, generalmente giustifica la cosa con un’espressione che, più o meno, è sempre la stessa da molti anni: “Esperimento sociologico”.

Ebbene, un po’ di sociologia l’ho studiata all’università, ma in molti programmi televisivi di questo tipo, più che l’esperimento sociologico ci vedo solo la scorciatoia per acchiappare un po’ di pubblico proponendo in vari modi tette, culi, volgarità gratuite, giovani ragazze (s)vestite in modo imbarazzante o dinamiche sentimental-sessuali surreali, per altro costruite il più delle volte a tavolino. Raschiare il fondo del barile a volte fa fare (ancora) un po’ di numeri in TV e quindi il ritorno dell’investimento funziona. Perché a fare qualità con i prodotti televisivi i costi sono alti e il risultato è incerto. Mentre la carne giovane e la malizia spinta su una certa fascia di pubblico in Italia “tira” e la resa spesso è maggiore dei costi produttivi. E così, chiudendo un occhio o persino tutti e due, vai col trash in prima serata! 

Si intraprende quella via perché, evidentemente, anche agli sponsor non interessa più di tanto se il proprio brand viene associato alla spazzatura televisiva a volte ai limiti dell’etico e del buon gusto, perché tanto “è un esperimento sociologico”. Un po’ come accade con certi influencer che per fare numeri ne fanno davvero di tutti i colori, a volte ai limiti della censura (e della nausea). L’importante, per gli uffici marketing, è avere i loro bei KPI da mostrare al CEO con delle slide che diano l’idea di quanto sia stato geniale associare il marchio a queste (becere) operazioni, evidentemente non sempre consci (o consapevoli ma complici, se vogliamo) dei compromessi etici e di immagine con cui gli stessi vengono raggiunti.

Bonolis e la direttrice d’orchestra chiamata “signora”: non siamo a Ciao Darwin

Fatta questa premessa, torniamo all’attualità delle ultime ore. La serata inaugurale di Pesaro 2024 capitale della Cultura ha suscitato notevoli polemiche per le accuse di sessismo rivolte al presentatore, Paolo Bonolis che ha chiamato, in più di una circostanza, la direttrice dell’orchestra, Francesca Perrotta, ‘signora’.  La Perrotta, ad un certo punto, evidentemente infastidita, ha puntualizzato: “Se mi chiama ‘direttrice’ non mi offendo”. E Bonolis tanto per mantenere fede al suo essere se stesso, forse pensando di sdrammatizzare come fa su Canale 5, ha corretto ironicamente: “La signora direttrice, ma sempre Perrotta resta”.

Foto: Mediaset

Bonolis e la percussionista definita “sexy”

E, ciliegina sulla torta, guardando le componenti dell’orchestra, Bonolis, come farebbe in uno dei suoi soliti show televisivi “leggeri” ha esclamato: “Sì, sono tutte molto serie, tranne quella signora lì in fondo, molto sexy… molto yeahhh. E’ una percussionista. Ci percuote l’anima”. Tutto questo davanti al Presidente della Repubblica, tanto per rendere l’idea di che taglio dovesse avere l’evento.

Insomma, non solo non si è propriamente rispettato un ruolo professionale di rilievo artistico e culturale come quello del direttore d’orchestra, ma in aggiunta, visto che si parlava di un’orchestra di sole donne, mettiamoci pure il sexy, che non guasta mai. Perché la tv commerciale per molti anni ci ha insegnato che si faceva così… ai tempi del “compianto”. Strano che non si sia raccontata anche una barzelletta sconcia, tanto per alleggerire la situazione.

Ebbene, viene da chiedersi se per presentare un’evento di alta cultura, molto importante per una città e un territorio che per alcuni mesi diventano il baricentro di temi importanti, come il fatto di essere la capitale della Cultura, sia stato sensato scegliere un conduttore che vediamo ancora in TV a Ciao Darwin circondato da un trash così anacronistico che, se non avessimo appena spiegato il perché delle strategie commerciali, ci si chiederebbe come mai Mediaset (che dice di volersi “ripulire”) ancora lo metta in onda.

Forse in certe occasioni si rischia di fare come accade spesso con i brand che utilizzano gli influencer senza aver ponderato bene le conseguenze o i lati deboli della collaborazione con gli stessi. La visibilità è importante e il seguito che un personaggio ha a livello personale e professionale può aiutare. Ma poi occorre capire se questa visibilità fa buon pro, oppure no a chi si associa a quel personaggio o influencer. Vedi la corsa dei brand a dissociarsi e smarcarsi al 91esimo minuto dalle azioni fatte da Chiara Ferragni di cui loro erano certamente più che consapevoli.

Immaginiamo che con Bonolis, a parte il suo Guinness World Record per aver pronunciato il maggior numero di parole di senso compiuto in 60 secondi, la scelta sia stata dettata più dalla voglia di avere sul palco un nome di spicco che facesse parlare i media e acchiappasse pubblico a livello trasversale che dalla ponderazione che, forse, ci potessero essere professionisti più adeguati al contesto. Magari persino autoctoni. E questo è il (triste) risultato.