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Big Mama, body shaming da parte di un giornalista. Quando il dito è più veloce del cervello

Prima l’infelice meme di Striscia la Notizia, poi il tweet del giornalista che gli è valso un provvedimento disciplinare per body shaming. Sembra che anche i professionisti siano caduti nella trappola del “dito più veloce del cervello”

di Sara Radegonda | 8 Febbraio 2024
Foto: Instagram @bigmamaalmic

Se un giornalista è soggetto ad un provvedimento disciplinare per un tweet denigratorio nei confronti di una giovane, vuol dire che il collasso dei contesti è un problema più urgente di quanto si pensi. Infatti i social hanno dato la possibilità a tutti di poter esprimere la propria opinione, senza alcun filtro; privilegio prima riservato ai soli professionisti. Ma se oggi a macchiarsi dell’accusa di body shaming è prima uno storico programma come Striscia la Notizia, e poi un giornalista professionista, allora la strada per l’evoluzione è ancora molto lunga.

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Big Mama body shaming: da Striscia la Notizia al tweet del giornalista

Nelle ultime ore la sottile linea tra ironia e body shaming è oggetto di un acceso dibattito, in seguito a due fatti di cui è stata protagonista la giovane cantante Big Mama, in gara a Sanremo 2024. Prima il meme condiviso sulla pagina di Striscia la Notizia con protagonista la cantante paragonata al personaggio di Ursula de La Sirenetta ha scatenato l’indignazione sui social; seguito dall’annuncio di un provvedimento disciplinare dell’AD Rai, Roberto Sergio, nei confronti di un giornalista a seguito di un tweet denigratorio sulla giovane. “Appena appresa la notizia del tweet denigratorio nel confronti di una artista in gara [l’ad] ha chiesto alla direzione Organizzazione risorse umane” dell’azienda di prendere provvedimenti” ha fatto sapere Viale Mazzini.

Ciò che dovrebbe far maggiormente riflettere non è solo il problema del collasso dei contesti – per cui un professionista non può pensare di gestire il proprio account social in modo distaccato dal proprio mestiere -, ma soprattutto di come sia tempo di smettere di spacciare la cattiveria acchiappa like come banale ironia. Perché l’ironia è un’arte sopraffina e intelligente. E questi tweet, di arguto non hanno proprio nulla.

 

 

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