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lectio magistralis

Il giornalismo, spiegato a Fedez

Paladino di un crociata contro il declino dell’informazione, difensore del diritto all’oblio, protettore della sacra penna del giornalismo serio: avevamo quattro cose da dire a Fedez

di Beatrice Anfossi | 14 Aprile 2024
Foto: Marco Provvisionato / IPA

Constatata l’infruttuosità degli attacchi alla politica, Fedez – altresì non conosciuto con il suo vero nome, Federico Lucia – ha deciso di rivolgere tutto il suo livore ad una nuova categoria: i giornalisti. Anzi, giornalai – come ama chiamarli – come se gli edicolanti si fossero macchiati di spregevoli crimini (oltre ad essere, loro malgrado, in via d’estinzione). Secondo il signor Lucia, infatti, i giornalisti – se ancora meritano di essere definiti tali – sarebbero troppo impegnati ad occuparsi di lui, della moglie e affini, invece di soffermarsi su fatti ben più seri. Un evidente – a suo dire – segno di decadimento totale dell’informazione italiana, vittima di un becero sensazionalismo.

Fedez, che cosa resta dopo Belve: dolorose verità condite da un fastidioso vittimismo

L’avversione del signor Lucia nei confronti della categoria vanta un ampio case history, ma ci soffermeremo sui fatti più recenti. L’ultima in ordine cronologico è la risposta ad un intervento di Massimo Gramellini, che ha avuto la sfacciataggine di dedicare al fu rapper uno dei suoi Caffè mattutini, dal titolo Mistero della Fedez. Lo stile, i contenuti e le posizioni di Gramellini possono essere apprezzate o meno, ma non di rado il giornalista del Corriere della Sera riesce a cogliere nel segno. Come in questo caso. E infatti prontissima è giunta la replica di Fedez, che tiene in così poco conto le opinioni di noi giornalisti da non farsi mancare una risposta.

E che risposta, permetteteci di dire: “E mentre Gramellini scrive un articolo inutile su di me, io me ne sto con il c**o all’aria in piscina”, ha scritto l’egregio signor Lucia nelle sue storie, in una contemporanea e leggermente esibizionista rivisitazione dello specchio riflesso buttati nel cesso di fanciullesca memoria. Ma non finisce qui, perché chiaramente al fine sarcasmo il mancato intellettuale non può non abbinare una lectio magistralis, scritta bianca su sfondo nero. E così Fedez, mandando definitivamente in visibilio i fan, ha sottolineato come l’insensibile giornalaio Gramellini abbia dedicato il suo tempo a commentare la sua nuova cover del telefono, piuttosto che soffermarsi sulla tragedia della centrale idroelettrica di Suviana e sul tema delle morti sul lavoro.

Fedez e i giornalisti: ti sfugge qualcosa

Devi sapere, caro Fedez, che giornalismo e informazione non sono blocchi monolitici popolati da esseri robotici programmati per focalizzarsi su una notizia alla volta. Ma soprattutto, devi sapere che esistono diverse tipologie di giornalismo, più o meno essenziali – certo – ma tutte assolutamente dignitose e legittime. Esiste un giornalismo d’opinione, fondamentale per garantire pluralismo e per arricchire il dibattito culturale, su tutti i fronti; esiste un giornalismo di cultura e spettacolo, quello che contribuisce anche al successo di persone come te; esiste un giornalismo sportivo – credi forse che La Gazzetta dello Sport dovrebbe occuparsi del lancio di droni e missili dall’Iran ad Israele?

E potremmo continuare a lungo: perché esiste un giornalismo, motore di un notevole indotto, dedicato esclusivamente alla moda; esiste un giornalismo medico-scientifico; e ancora un giornalismo – pensa tu! – dedicato anche solo all’arte del giardinaggio. Qualcuno dotato di uno sguardo un po’ miope o spocchioso – non stiamo parlando di te, figurati – potrebbe pensare che le categorie qui sopra menzionate siano un po’ meno meritevoli di rientrare nel novero dei “giornalisti”. Ma sarebbe come dire che il genere grazie al quale ti sei arricchito, certo molto lontano dai canoni aulici di Mozart e Beethoven, non dovrebbe essere annoverato affatto nel panorama musicale.

Fedez vs giornalismo, quello che ha contribuito anche al suo successo

Fai pace con la realtà, dunque, caro Fedez: esistono persone che si curano di te, in quanto personaggio pubblico non certo poco avvezzo a generare controversie. Sono quelle persone ad aver contribuito, in parte, a ciò che hai costruito fino ad oggi: sono professionisti che hanno promosso, applaudito o criticato i tuoi album, che hanno dato spazio e risonanza ad ogni tua iniziativa benefica e a molte delle tue istanze. Suona un po’ capricciosa la pretesa che questi stessi professionisti ti ignorino quando lo decidi tu. Anche se fosse solo per commentare la tua ultima cover del telefono. Soprattutto se questa rappresenta l’ennesima trovata per far parlare di sé. A questo servono i social, no?