In occasione di un incontro con i licei di Torino al Circolo del Libro, Fedez è tornato a parlare di salute mentale e del suo periodo più buio: la diagnosi di cancro e il post-operatorio. Con un discorso sincero e a cuore aperto ha invitato tutti i ragazzi a non sottovalutare mai quello che sentono perché la situazione potrebbe presto sfuggire dalle loro mani. Come lui non ha mai nascosto i suoi periodi bui, la depressione, il cancro e le crisi (anche con la moglie Chiara Ferragni), anche oggi ha voluto affrontare l’argomento alla luce del sole.
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Fedez sulla salute mentale: “Soffrivo di una depressione farmacoresistente”
Parlando del cancro al pancreas che l’ha colpito nel 2022, Fedez ha affermato che ancora non ha affrontato al 100% la malattia: “Ciò che mi metteva più ansia e allo stesso tempo mi aiutava a non lasciarmi andare era l’idea che i miei figli, se fossi morto, non si sarebbero più ricordati di me, perché troppo piccoli. Questo pensiero mi faceva più paura della morte”. Poi, subito dopo l’operazione, quando tutto sarebbe dovuto essere in discesa perché aveva sconfitto anche il cancro, è arrivata però la depressione:
La mia era farmacoresistente: talmente acuta, da resistere alle cure. In alcuni momenti, quelli in cui il pensiero di morire ti dà più sollievo che quello di continuare a vivere, è stato difficile riuscire a capire che c’è la luce in fondo al tunnel: quando sei non è facile comprendere che tutto passerà. Questo è il motivo per cui la depressione non si può affrontare da soli: non credete a chi dice che basta lavorare su se stessi, perché c’è bisogno di aiuto. Il mio consiglio è anche quello di non abbandonare mai la terapia: io l’ho fatto quando i farmaci hanno cominciato a darmi sollievo, ed è stato un enorme errore. Ero come un’auto allo sbando.
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Fedez e il suo tumore: “Ho fatto i conti con la morte”
Infine, ha anche toccato l’ultimo argomento che ancora oggi sono un tabù sociale: gli psicofarmaci. “Ho affrontato un tumore al pancreas molto raro e ho dovuto fare i conti con la morte. Nonostante io sia un privilegiato in quel periodo ho avuto l’esperienza peggiore con gli psicofarmaci. Ne prendevo addirittura sette e il medico che me li dava non comprendeva che stavo male. Sono arrivato alla balbuzie”. Ha poi concluso l’incontro con un invito a non prendere mai sottogamba la propria salute mentale, perché sapersi ascoltare può salvare la vita: “Dopo 7 anni di terapia ho capito che noi siamo il frutto dei traumi che ci hanno causato, pure inconsapevolmente, i nostri genitori: ha senso parlare dei propri problemi con i familiari, ma farlo con gli esperti, a volte, è meglio. Dopo due gironi infernali sono riuscito a trovare la mia molecola, e ho il privilegio di avere soldi per le cure e tempo da poter dedicare a me stesso, ma la salute mentale deve essere un diritto di tutti”.
Foto: Instagram @circololettori
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